L’itinerario ad anello delle Dolomiti Friulane è forse rimasta una delle poche opportunità per scoprire una parte di montagna ancora selvaggia e sconosciuta.
In questo post troverai un accenno all‘itinerario classico e consigli per affrontare un tracciato alternativo.
IN QUALE PARTE DI DOLOMITI CI TROVIAMO.
Le Dolomiti Friulane sono un gruppo montuoso che si estende tra le province di Belluno, Udine e Pordenone.
Al suo interno è istituito il Parco naturale delle Dolomiti Friulane, un’area protetta e istituita dalla Regione Friuli Venezia Giulia nel 1996 con lo scopo di tutelare l’ecosistema, della promozione sociale ed economica e sviluppare della ricerca.
Le Dolomiti Friulane rientrano nella rete dei Parchi Dolomitici istituita dalla Fondazione Unesco per il confronto e il coordinamento delle aree protette di tutte le Dolomiti riconosciute Patrimonio dell’Umanità.
PERCHE’ SCEGLIERE DI FARE L’ANELLO DELLE DOLOMITI FRIULANE, ONERI E ONORI.
Se siete capitati tra le righe di questo post significa che vi interessano i luoghi un po’ fuori dai soliti tracciati.
Camminare dentro uno scenario poco conosciuto e ancora selvaggio ad oggi è un privilegio, ma questo dobbiamo essere in grado di meritarcelo.
Innanzi tutto dobbiamo essere consapevoli che, quando si parla di territori selvaggi, la natura regna sovrana e non viene lasciato molto spazio a strutture turistiche, se non quelle essenziali.
Dove l’industria del turismo non è arrivata, dobbiamo farci maggiormente responsabili per cercare preservare questi spazi dal nostro passaggio.
Quindi rispetto e buon senso devono accompagnarci in ogni gesto, dalla scelta dell’equipaggiamento ad ogni nostro comportamento in natura.
A CHI E’ CONSIGLIATO L’ANELLO DELLE DOLOMITI FRIULANE.
Avrete intuito ormai che l’anello delle Dolomiti Friulane non ha proprio tutti i comfort che normalmente si ricercano in una vacanza.
Se è una zona vivibilissima anche la settimana di Ferragosto un motivo ci sarà!
La conformazione del territorio fa già una bella scrematura riguardo ai suoi visitatori, ve lo avevo accennato prima: qui regna la natura, è lei che decide.
Posso affermare con decisione che questa parte di Dolomiti non è per tutti, un po’ per la pendenza e un po’ per le distanze che si è obbligati a percorrere ad ogni tappa.
Il Parco delle Dolomiti Friulane ha la spettacolare caratteristica di poter essere attraversato unicamente in assetto escursionistico, la presenza di strade è ridotta al minimo indispensabile.
Questo è un raro esempio in cui la presenza dell’uomo è rimasta confinata senza compromettere gli habitat e la conservazione delle diverse varietà geologiche.
L’anello delle Dolomiti Friulane è consigliato a chi ama profondamente la natura, a chi cerca esperienze selvagge, a chi realmente vuole viversi la montagna.
Non si incontrano rifugi durante le tratte giornaliere, spesso camminerete in salita e discesa su sentieri di ghiaia che rendono precario l’equilibrio, non sono richieste conoscenze tecniche ma buon allenamento considerato che si percorrono dislivelli importanti (anche superiori a 1.000 metri) con uno zaino in spalla.
Non è adatto agli amici a 4 zampe, ai passeggini, a chi soffre di vertigini e chi ha problemi a camminare in sentieri stretti ed esposti (non sono ferrate ma non ci sono protezioni come ad esempio staccionate dove potersi appoggiare).
Se intendi ancora partire, zaino in spalla e andiamo!
QUANTI GIORNI OCCORRONO PER COMPLETARE L’ITINERARIO.
L’anello delle Dolomiti Friulane si compie in 4 giorni pernottando in 4 rifugi diversi.
Potete anche considerarne 6 se il giorno di arrivo e quello di partenza volete prendervela comoda.
I RIFUGI DELL’ANELLO DELLE DOLOMITI FRIULANE.
Dopo aver letto con attenzione le mie raccomandazioni, la seconda cosa da fare è verificare la disponibilità di posti letto nei rifugi.
Non si parte mai senza aver prima la certezza di dove dormire, a meno che non partiate con voi tenda e buon sacco a pelo tecnico nello zaino.
Scegliete il punto di partenza in base al rifugio che vi è più comodo raggiungere in auto, oppure in base alle prenotazioni che siete riusciti a fare.
In fase di prenotazione e pagamento ricordate che state facendo l’anello (anche ‘alternativo va bene), vi verrà applicata una tariffa scontata.
Il Rifugio Padova (l’unico nel Veneto) si trova a Domegge di Cadore (BL), comodo per chi arriva dal Cadore.
I Rifugi Giaf e Flaiban-Pacherini si trovano entrambi a Forni di Cadore (UD) e il Pordenone in Località Val Cimoliana (PN).
RIFUGIO PADOVA | rifugiopadova@libero.it | Domegge di Cadore | comodo per chi arriva dal Cadore |
RIFUGIO GIAF | info@rifugiogiaf.it | Forni di Sopra (UD) | comodo per chi arriva da Forni di Sopra |
RIFUGIO FLAIBAN-PACHERINI | info@rifugioflaibanpacherini.it | Formi di Sopra (UD) | Idem come sopra |
RIFUGIO PORDENONE | rifugio.pordenone@yahoo.it | Val Cimoliana-Cimolais (PN) | comodo per chi arriva da Pordenone |
ITINERARIO CLASSICO DEL TREKKING AD ANELLO DELLE DOLOMITI FRIULANE.
L’itinerario classico tocca tutti e 4 i rifugi.
Ipotizziamo di partire dal rifugio Padova.
GIORNO 1, DAL PADOVA AL GIAF.
Recatevi al rifugio la mattina presto per 2 motivi: la strada che porta al Padova è di 7 km ed è molto stretta, percorribile in senso alternato in base alle fasce orarie (si sale fino alle 14 se non ricordo male ma chiedete sempre conferma al rifugio); il parcheggio ospita un numero limitato di auto.
Vi incamminerete verso il rifugio Giaf imboccando il sentiero 346, ai piedi della catena Monfalconi e Spalti di Toro.
Il primo giorno i vostri piedi vi porteranno a spasso per 7/8 km con un dislivello ancora ragionevole.
Il rifugio Padova si trova a 1.287 mt, salirete per 700 metri fino alla forcella Scodavacca (2.043 mt) e scenderete per altri 600 metri fino al Giaf (1.400 mt).
Dopo 4 ore (noi ne abbiamo impiegate circa 3 quindi dipende) ad accogliervi ci saranno qualche amaca e un ambiente accogliente, è stato davvero un piacere trovarsi qui.
I giovani ragazzi che gestiscono il Giaf organizzano spesso eventi interessanti, se capiterete qui il giorno giusto avrete la fortuna di passare una bella serata con un piacevole intrattenimento.
La serata in cui ci siamo fermati noi abbiamo avuto il piacere di partecipare al racconto fotografico di Fabio Tashi sul suo incredibile viaggio in Afghanistan.
Un gran bel viaggio, grande Fabio!
Trovate le sue foto sul profilo Instagram @fabiotashi e su Facebook @fabiotashiphotography .
GIORNO 2, DAL GIAF AL FLAIBAN-PACHERINI.
Il buongiorno si vede dal mattino e dopo una bella colazione partirete in salita prendendo il sentiero 361 su fondo di terra battuta all’inizio ma in gran parte ghiaia fino alla forcella Urtisiel (1.990 mt).
Da qui si inizia a scendere attraversando un pianoro dove svolterete per il sentiero 369 (alla casera Valmenon) per arrivare al Canpuròs, una splendida prateria di montagna che vale una sosta.
Seguiranno la forcella Brica e la forcella dell’Inferno e una discesa fino all’alta Val di Suola.
Al passo del Mus si lascia il sentiero 369 per il 362 che vi indirizzerà fino al Flaiban-Pacherini.
Il contapassi segnerà 12 km, tempo di percorrenza circa 6 ore con un dislivello in salita di 1.000 metri, non male!
GIORNO 3, DAL FLAIBAN-PACHERINI AL PORDENONE.
Il terzo giorno sarà una passeggiata a confronto perchè i chilometri previsti sono 8 con un dislivello in salita di “soli” 500 metri, tempo stimato 4 ore (abbiamo detto che è soggettivo).
Ma mai sottovalutare questa montagna che di facile ha ben poco!
Salite fino al passo di Suola, si attraversano le forcelle Rua Alta e Pramaggiore.
Raggiunta la vetta più alta del gruppo si scende verso la val d’Inferno e la val Postegae fino al rifugio Pordenone.
Segnavia CAI 363, 366 e 362.
Una volta arrivati ordinate il vertical strudel per appagarvi dopo le vostre fatiche e per avere un dolce anticipo di ciò che vi aspetterà il giorno successivo.
GIORNO 4, CHIUDIAMO L’ANELLO DELLE DOLOMITI FRIULANE: DAL PORDENONE AL PADOVA.
Ultimo giorno in cammino ma non è ancora tempo di essere nostalgici perché vi aspetta una giornata, sì faticosa, ma accompagnata da paesaggi che non dimenticherete!
Dopo aver salutato Marica e Ivan del rifugio Pordenone salite per sentiero 353 che vi porterà, tra faticosi tratti di ghiaia ed affascinanti giardini zen, al Campanile più bello del Mondo!
Attraverserete la val Montanaia fino all’omonimo Campanile, ai suoi piedi il bivacco Perugini.
Il Campanile di val Montanaia è un sito di rara bellezza, ve ne parlo qui.
Dopo aver rifiatato salite fino alla forcella Montanaia, girerete a sinistra sul sentiero 342 una volta scesi in val d’Arade.
Il sentiero 346 vi porterà dritti dritti al rifugio Padova.
Il dislivello in salita lo volete proprio sapere? 1.100 metri in salita in 10 chilometri di marcia percorsi in un tempo stimato di 5 ore.
ANELLO ALTERNATIVO DELLE DOLOMITI FRIULANE.
Vi lascio anche un percorso alternativo da fare in caso il Flaiban-Pacherini sia al completo (ha pochissimi posti letto) oppure se avete già percorso l’anello classico.
Tenete buono soltanto il GIORNO 1 dell’itinerario classico, per il resto riscriviamo tutto!
GIORNO 2, DAL GIAF AL PORDENONE.
Non vi risparmio la salita fino alla forcella Urtisiel (1.990 mt) da dove potrete riprendere fiato godendovi il panorama mozzafiato.
Facciamo una deviazione prima della casera sul 369 per andare ad ammirare il cason di Canpuròs, una magnifica prateria che rimane sulla strada dell’itinerario classico.
Torniamo indietro e imbocchiamo il nostro 361, unico sentiero di oggi.
Passerete davanti alla casera di val Binon, unico punto dove è possibile mangiare o chiedere un caffè.
Dopo caseruta dei Pecoli (1.363 mt) costeggerete un fiume e una lunga valle di ghiaia che vi porterà fin quasi a destinazione.
Un po’ di sterrato, un’ultima breve salita (ma ripida) e finalmente sarete arrivati.
Lo riscrivo anche qui, non dimenticate di premiarvi il vertical strudel!!!!
Poi capirete cos’è.
Resoconto della giornata:15 km, unico sentiero 361, percorso in 5 ore da noi ma fatto con più calma stimerei anche 7 per stare larghi.
Dislivello in salita 600 mt, dopo la forcella Urtisiel si scende per 700 metri.
GIORNO 3, IL PANORAMA SIMBOLO DELL’ITINERARIO AD ANELLO DELLE DOLOMITI FRIULANE.
Si torna a dormire al rifugio Pordenone, questo significa che oggi si viaggia con un bagaglio più leggero.
Portate con voi soltanto il necessario: antipioggia, acqua, qualcosa da mangiare e una maglia pesante nel caso cambiasse il tempo.
Dopo una bella colazione prendiamo il 353 che ci porta in val Montanaia ad ammirare l’omonimo Campanile (2.000 metri circa), uno spettacolo della natura.
La tappa la racconto nel dettaglio qui, vai a dare un’occhiata dopo.
A fine giornata sarete davvero entusiasti di quanto avrete visto.
Se pensate di arrivare fino alla forcella Montanaia tenete conto che in pochi metri si sale di altri 333 metri.
Tenete la destra, il fondo sassoso a volte confonde la giusta direzione.
La fatica è ricompensata dallo spettacolo che vi attende, questo è il punto migliore per ammirare l’anfiteatro naturale che accoglie il campanile.
Chilometri percorsi fino a qui 10,40, dislivello 1.100 (800 fino al Campanile), tempo impiegato da noi 5/6 ore.
Al ritorno ripercorrerete il 353 a ritroso.
GIORNO 4, DAL PORDENONE AL PADOVA.
Oggi saluterete il Pordenone con la mia speranza che anche voi vi siate sentiti come a casa.
Risalite a nord lungo la val Monfalcon di Cimoliana seguendo il sentiero 349 che porta fino alla forcella del Leone (2.290 mt) e al bivacco Marchi Granzotto (2.170 mt).
Da qui prendete il segnavia 342 in direzione forcella las Busas (2.315 mt) poi si inizia a scendere fino alla val d’Arade (attenzione al fondo sassoso!).
Il 346 vi porterà dritti al rifugio Padova.
In tutto avrete percorso 11 km, dislivello in salita e in discesa 1.000 metri, io ci ho messo quasi 5 ore ma state più larghi e aggiungetene 1-1:30 in più.
CONSIGLI UTILI PER AFFRONTARE AL MEGLIO IL TREKKING.
Dalla mia esperienza posso darvi alcuni consigli che possono essere utili per entrambe le versioni dell’itinerario ad anello.
- Riserve.
Non ho incontrato sorgenti perciò fate il giusto carico d’acqua in base al vostro consumo che può variare anche in base alla temperatura esterna, questo lo sapete voi. Conoscete voi stessi e il vostro corpo, non abbiate paura ad abbondare, meglio una maglia in meno che camminare assetati.
Gli unici rifugi che incontrerete sono quelli alla partenza e al vostro arrivo, in mezzo nulla! Si mangia soltanto alla casera val Binon (nell’itinerario alternativo, in quello classico non so se ci siano posti dove mangiare), poca scelta vi avverto subito. Un pentolone di pasta messo al centro della tavola da condividere con altri camminatori, ma è bello così. Portate con voi barrette, frutta secca, panini o frutta.
- Sentieri e grado di allenamento.
E’ consigliato un buon grado di allenamento, nessuna conoscenza tecnica ma non sopravvalutatevi, in montagna non si scherza (avete letto il dislivello?). Vi capiterà spesso di camminare su sentieri ghiaiosi, sarebbe opportuno avere confidenza con questo tipo di fondo perchè in discesa può essere pericoloso.
Un’attenzione particolare va all’esposizione. I sentieri sono ripidi e spesso si cammina sul fianco della montagna senza protezioni, NON ADATTO A CHI SOFFRE DI VERTIGINI.
- Zaino.
Non sovraccaricarlo, sarai tu a doverlo portare in giro su questi percorsi impegnativi durante il trekking. Non dimenticare acqua, barrette/frutta secca/frutta, k-way, cerotti per le vesciche, sacco lenzuolo, asciugamano, ciabatte, power bank, crema sola, occhiali da sole, cappello, abbigliamento adeguato (soprattutto scarpe e calzettini).
- Acqua, Energia elettrica e connessione.
Nei rifugi la corrente viene fornita da un generatore sufficiente ad alimentare lo stretto necessario, se attaccate il phon ad esempio fate saltare la luce (ecco perchè non è consentito usarlo). Al Pordenone non ci sono prese nelle camere, è possibile ricaricare il telefono presso una colonnina che va ad energia solare (solo quando c’è luce quindi). Se potete portate un power bank, ancor meglio se a energia solare.
Acqua, un’altra risorsa da non sprecare. Per fare la doccia si acquistano i gettoni a parte (3-4€ per 5 minuti o 10 litri a seconda di come è tarata la doccia del rifugio).
In quest’area spesso non c’è campo e il telefono non prende, ricordate che non potrete utilizzare i vostri mezzi come a casa (cercate di non mettere voi stessi in pericolo a maggior ragione e avvisate a casa che non siete spariti!). Nei rifugi non c’è la wi-fi (mi sembra banale dirlo ma meglio specificare).
- Carta topografica
Da avere! Per l’itinerario alternativo basta la TABACCO 16 ma in questa è escluso il rifugio Flaiban-Pacherini. Con la 21 e la 02 vedete tutta l’area interessata. Sulle cartine non si disegna e non si tracciano percorsi perchè il percorso originale rischia di diventare illegibbile. Se proprio volete farlo, fate una fotocopia sulla quale prendere appunti.