Vi è mai capitato di tornare a casa da un viaggio, oppure un’esperienza, con un bagaglio di emozioni così grande da dover impiegare diversi giorni per elaborarle?
Questo è ciò che mi è successo dopo l’Open Day di Progetto Meraki al quale ho partecipato.
E’ bastato un solo giorno per mettere in moto un mondo di pensieri, per accendere un piccolo focolare che arde di consapevolezza ed inneggia ad un cambiamento che probabilmente è già in atto in me da tempo.
Perchè a queste realtà ci si avvicina solo se le si capisce o se ci si sente in un qualche modo affini.
Ripercorro ogni singolo momento della giornata e davvero non saprei da dove partire…
Ma non voglio bloccarmi, partiamo dall’inizio.
LA NASCITA DEL PROGETTO MERAKI.
Meraki significa letteralmente “essenza di noi stessi”, è un’espressione greca utilizzata quando qualcosa viene fatto con amore, mettendoci l’anima.
Progetto Meraki nasce da 3 amici e dalla loro idea di creare un luogo sostenibile e di condivisione, che non fosse chiuso in sè stesso ma dove ci potesse essere anche la possibilità di uno scambio con l’esterno.
Nella vita, si sa, la nostra strada può intrecciarsi con altre mille, percorrere la stessa direzione per un po’ e poi separarsi.
Il fatto che questo luogo, nell’ideale di Carlo Taglia (meglio conosciuto come Vagamondo), Luca Verri ed Antonio Di Guida, volesse rappresentare anche un punto di riferimento fisso, si sposa più che bene con l’ubicazione del villaggio.
Progetto Meraki si trova sul sentiero della Via degli Dei, un luogo di passaggio, come di passaggio sono tante persone nella nostra vita.
Il villaggio però è lì, fermo e come un faro aiuta ad orientarsi, non solo sulla strada ma anche in senso spirituale.
Se noti quel gigantesco murales sai di essere a Monzuno e quindi a Meraki, ad un passo da un abbraccio.
PROGETTO MERAKI, PIACERE DI CONOSCERTI.
Vivere, anche solo per un giorno, nella realtà di Meraki riempie il cuore.
Unica controindicazione: spettina i pensieri!
Se si ha capacità di arrivarci con un atteggiamento propositivo non sarà difficile assorbire come una spugna la cascata di energie positive che racchiude questo posto.
Era da tempo che desideravo esserci e finalmente si è concretizzata l’occasione, in un giorno di maggio che pareva novembre.
Ma nemmeno una nebbia così fitta da cancellare ciò che ci circondava è stata in grado di fermare me e le mie compagne di avventura.
In ogni caso a Meraki splende sempre il sole.. e piovono abbracci!
E’ stata proprio una serie ripetuta di abbracci il nostro benvenuto, caldi e profondi, di quelli che ti dicono “è bello che tu sia qui!”
E tu non puoi che pensare “Piacere mio Meraki!” … ed il cuore si inizia a scaldare…
MERAKI, UN PROGETTO SOSTENIBILE.
Sicuramente con il suo biglietto da visita Progetto Meraki suscita emozioni positive.
Come anticipato qualche riga fa, si tratta di un progetto che nasce dalla voglia dei suoi fondatori di creare un villaggio ecosostenibile ed un luogo di condivisione.
Desiderio che raggiunge il suo culmine nel 2020 durante il lockdown, quando mai come allora è stata così sentita e sofferta la mancanza del contatto con la natura.
Bisogna maturare una certa crescita interiore e sviluppare un gran senso di responsabilità per mettere in moto una macchina del genere.
Serve tanto studio, sapere cosa si vuole realizzare e capire come arrivarci.
Per fare questo è stato d’aiuto RIVE, la rete italiana dei villaggi ecologici, che tramite la figura di una facilitatrice ha dettato gli ingredienti per la ricetta di una buona riuscita del progetto.
I VALORI DEL PROGETTO MERAKI, LE FONDAMENTA DEL VILLAGGIO.
Ma quali regole stanno alla base di un ecovillaggio?
Nessun ingrediente segreto ma tanto tanto impegno e credere profondamente in sani principi.
SOSTENIBILITA’.
Il principio fondamentale è il rispetto dell’ambiente cercando, nel tempo, di diventare sempre più autosufficienti per il fabbisogno alimentare ed energetico.
PERMACULTURA.
E’ un sistema di progettazione del territorio che ha come scopo creare e preservare l’armonia tra l’uomo e l’ambiente, inclusi tutti i suoi elementi (abitazione, alimentazione, risorse naturali, relazioni umane e sociali).
Il risultato è un sistema di grande valore produttivo, estetico, sostenibile nel tempo e che richiede poca manutenzione.
CONDIVISIONE.
L’ecovillaggio è una comunità dove le cose funzionano se sono condivise.
Attività, decisioni ed emozioni, si affronta tutto insieme.
Per i lavori manuali che riguardano lo sviluppo ed il mantenimento del villaggio c’è una lavagna che ricorda ai residenti le attività da fare giorno per giorno, tranne la domenica che è il giorno di riposo.
Per tutto ciò che non riguarda attività manuali i residenti si riuniscono in cerchio, forma simbolica che esprime il concetto di eguaglianza.
In quello che è chiamato cerchio decisionale i residenti, a turno, esprimono la propria opinione in merito all’ordine del giorno fino a quando non viene presa una decisione condivisa.
INCLUSIONE.
C’è un altro cerchio di grande importanza ed è quello emozionale, luogo di ascolto reciproco dove vengono risolti eventuali screzi o semplicemente si porta a conoscenza di tutti un particolare stato d’animo.
Non si è soli nello svolgimento di un lavoro e nemmeno nell’affrontare un momento difficile (o una giornata no).
LINGUAGGIO GIRAFFA.
L’abc del vivere e relazionarsi con altre persone, sembra facile a dirsi ma richiede un grande esercizio.
Si tratta della comunicazione non violenta che ha alla base l’ascolto reciproco.
Attraverso questa pratica si impara a riconoscere ed esprimere i propri sentimenti, prendere coscienza dei nostri bisogni, saper chiedere aiuto ed osservare senza giudizi soggettivi.
VALORARE.
Più che lavorare, a Meraki si valora!
Questo gioco di parole serve per ricordare l’importanza di ciò che ci circonda, riconoscendo il giusto valore delle cose che abbiamo.
Questa consapevolezza ricade sulle nostre azioni, in tutto ciò che facciamo verrà messo più amore.
COME SI FINANZIA UN ECOVILLAGGIO COME PROGETTO MERAKI?
Meraki punta all’autosufficienza ma non è un concetto facile e soprattutto immediato.
Per tutto ciò che non è possibile autoprodursi il villaggio si rifornisce all’esterno.
Ma per fornirsi all’esterno bisogna far fronte ad acquisti e se i residenti passano tutto il tempo a lavorare per la comunità come reperiscono i soldi?
Come funziona l’economia di un ecovillaggio?
Il principio di non chiudersi in sè stessi va a favore di una collaborazione in termini di scambi con il vicinato.
Acquistare prodotti a chilometro zero è un altro aspetto economicamente vantaggioso.
Alcuni residenti nel tempo libero portano avanti attività di artigianato, come la produzione di bigiotteria o prodotti per la cura della persona, ottenuti dalla lavanda raccolta dai propri campi.
Altri invece hanno un lavoro al di fuori del villaggio.
In ultimo ci sono le donazioni e tutte le attività come gli Open Day, i raduni e le esperienze di volontariato che rappresentano un’opportunità per raccogliere fondi e forza lavoro.
Insomma, nel villaggio ci sono vari modi per darsi da fare per sostenere questo fantastico progetto.
COSA MI PORTO A CASA DA MERAKI?
Una quarantina di persone a formare un cerchio emozionale hanno risposto a questa domanda, questa è stata l’ultima attività dell’Open Day.
L’elenco dei principi sui quali si basa Meraki sono la risposta, il fiume di lacrime che non riuscivo a trattenere mentre ascoltavo tutte le risposte sono la risposta…
L’emozione che custodisco gelosamente dentro di me e che continua a riecheggiare sono il monito di una giornata incredibile ed inaspettata.
Mi hanno attraversata pensieri contrastanti, c’è stato un momento in cui ho pensato di andarmene perchè avevo già preso su quello che mi serviva, ma subito dopo mi sono trovata a volere il contrario.
La prima parte della giornata si è svolta con un tour nel villaggio.
Finchè ti viene mostrato come e dove si vive, le parole arrivano, soddisfano la curiosità e tengono anche incollati alla situazione, ma è quando ti amalgami con tutto il contesto che si perde il controllo della situazione.
Sono seguite infatti un’attività ludica ed il cerchio emozionale, una mescolanza di risate e commozione.
E quindi cosa mi porto a casa?
Senz’altro la consapevolezza che si può vivere in armonia con gli altri e con l’ambiente che ci circonda, serve tanto impegno ma ci si riesce … e fa tanto bene a tutti.
Porto con me gli abbracci non scontati e quel senso di appartenenza che è una medicina per il cuore.
Porto con me quel seme che mi è stato impiantato nell’anima nel tentativo di contaminare a mia volta altre persone con pensieri positivi.
In ultimo porto con me la voglia di tornare in questo meraviglioso posto o magari esplorarne un altro simile.
Non so se questo per me rappresenti un luogo dove poter vivere, ma sono certa che si tratti di una situazione che mi fa bene e che vorrei poter rifrequentare.
Tutti avremmo bisogno di un po’ di Meraki nelle nostre vite e se ti senti di voler provare consulta sul sito tutti gli eventi organizzati.
Gli ecovillaggi possono considerarsi una forma di turismo sostenibile?
Te ne parlo qui.